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Tastiera italiana: com’è strutturata?

Anche in Italia, come in molti altri paesi del mondo, la tastiera utilizzata è la tastiera Qwerty. Tutti noi parliamo di tastiera Qwerty quando ci riferiamo ad una qualunque tastiera dei portatili e dei computer fissi. Esso è il più comune schema di tastiera alfanumerica che è in utilizzo e che si trova sulla maggior parte dei computer, ma anche delle macchine da scrivere. La sua praticità e velocità nella scrittura, hanno fatto si che venisse preferita ad altre tastiere e ne ha permesso la rapida diffusione, anche in Italia.

La tastiera QWERTY

Il nome della tastiera Qwerty deriva proprio dalla sequenza delle lettere dei primi tasti della riga più superiore della tastiera stessa. I primi sei tasti infatti presentano in sequenza le lettere Q, W, E, R, T e Y, ovvero Qwerty. Questa sequenza è utilizzata nella maggior parte delle tastiere italiane e non solo.

Questa tipologia di tastiera fu brevettata da Christopher Sholes nel 1860 ed in seguito venduta Alla Remington and Sons nel 1873. Inizialmente essa apparve sulle macchine da scrivere e solamente in tempi più recenti è stata adoperata per i personal computer. Le coppie di lettere che vengono utilizzate maggiormente in questa tipologia di tastiera sono separate tra loro. Questo proprio per tentare di evitare che i martelletti delle macchine da scrivere potessero in qualche modo incastrarsi tra loro o torcersi. Un grande vantaggio per chi stava scrivendo a macchina ed era spesso costretto a sbloccarli in modo manuale e il documento di conseguenza si macchiava.

Questa tastiera dunque è stata studiata proprio per evitare che questo avvenisse e quindi per rendere la scrittura più comoda e fluida. La riga centrale della Qwerty è probabilmente un residuo del vecchio schema alfabetico che si voleva venisse sostituito. Il nuovo schema voleva dividere i tasti tra le due mani, proprio per far sì che una si posizioni da un lato e l’altra si posizioni dall’altro. Lo scopo era quello di rendere più semplice la scrittura, ma anche di accelerarla rispetto a tutte le altre modalità precedentemente usate.

Le nuove modifiche, che avevano il compito di migliorare e velocizzare la scrittura, furono presentate nel 1932. Tuttavia il sistema chiuderti era consolidato dattilografe dattilografi, erano ormai abituati alla tastiera e di conseguenza le aziende produttrici di macchine da scrivere, nonchè le scuole di dattilografia, utilizzarono sempre il vecchio sistema.

La tastiera italiana

La tastiera italiana non è stata in grado di fare la differenza rispetto alla tastiera di molte altre lingue e ad adattarsi pienamente al sistema qwerty. Nella lingua stessa delle tastiere che presentano il layout in italiano, mancano le vocali maiuscole accentate. Per inserirlo infatti è obbligatorio digitare sul tastierino numerico il codice decimale della codifica, altrimenti non si riesce.

Rispetto al francese, omettere l’accento sulla maiuscola in italiano anche come spagnolo, è considerato un errore. Nella tastiera spagnola, infatti, si è in grado di porre l’accento anche sulle lettere maiuscole. La procedura di inserimento del solo accento però è anche variabile in base al sistema operativo utilizzato, proprio ricalcando il comportamento che all’epoca avevano le diverse macchine da scrivere. Per inserirlo si usa prendere uno spazio dopo l’accento con Windows e Macos, mentre con Linux si usa digitare l’accento due volte consecutive.

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