L’emergenza coronavirus continua incessante, con episodi che mostrano in alcune città i supermercati letteralmente presi d’assalto. La psicosi al banco frigo interessa non solo l’Italia, dove si sono registrati i primi avvenimenti di questo genere, ma anche in questi giorni gli Stati Uniti.
La diffusione del virus e l’aumento esponenziale dei contagi sta creando non poche tensioni sociali, con migliaia di persone che sono corse a fare provviste. Le situazioni più critiche negli USA si sono registrate in California e a New York, tuttavia anche in Arizona i cittadini preoccupati hanno comprato tutte le bottiglie d’acqua disponibili nei punti vendita.
La situazione nella zona rossa
La condizione più complessa è in Italia che, a partire dalla regione Lombardia, è stata dichiarata zona rossa e messa in quarantena dalle Autorità, come indicato dalle nuove disposizioni del decreto ministeriale per l’emergenza sanitaria. In particolare, tutti i cittadini non potranno uscire né entrare, limitando dunque fortemente la mobilità.
Per le persone che invece presentano delle linee di febbre, con una temperatura superiore a 37 gradi, è obbligatoria la permanenza all’interno della propria abitazione di residenza per almeno 14 giorni. Le misure più drastiche riguardano anche altre 11 province tra cui Modena, Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia, Alessandria, Venezia e Padova.
Questi provvedimenti restrittivi saranno in vigore dall’8 marzo fino a 3 aprile, con l’obiettivo di contenere la diffusione del coronavirus e aiutare nel controllo dell’epidemia. Per i trasgressori sono previste sanzioni e provvedimenti severi, con una multa fino a 206 euro e l’arresto cautelativo fino a 3 mesi.
Ristoranti e supermercati nella zona rossa
La situazione alimentare continuerà ad essere molto complicata, almeno per tutto il mese di marzo. Infatti nelle nuove disposizioni, sono state previste restrizioni per gli orari di apertura dei supermercati, i quali dovranno rimanere chiusi nei giorni festivi e prefestivi.
Imposizioni simili anche per ristoranti e bar, i quali sono chiamati a obbligare i clienti al rispetto della distanza di sicurezza di 1 metro. Limitazioni in arrivo anche per centri commerciali, impianti sciistici e altri locali e strutture, il tutto per evitare l’aumento dei contagi e dare un supporto agli ospedali ormai pieni e in grande crisi operativa.
Le nuove imposizioni vanno ad aggravare un quadro già piuttosto compromesso, con le immagini che riportano banchi frigo completamente vuoti in diverse zone d’Italia. A mancare sono soprattutto i beni di prima necessità, come acqua in bottiglia e prodotti a lunga conservazione.
Anche gli alimenti freschi, come frutta e verdura, sono letteralmente introvabili in alcuni supermercati e negozi del Nord Italia, con l’intera filiera che è entrata in crisi. In particolare è difficile far arrivare i prodotti all’interno dei punti vendita, perciò è sempre più comune ritrovarsi davanti al banco frigo completamente vuoto.
Anche nel resto del Paese si sta registrando l’assenza di alcuni prodotti, tra cui ovviamente le mascherine, l’alcool gel, ma anche l’Amuchina e altri tipi di disinfettanti. Basta pensare che nell’ultima settimana di febbraio la GDO ha annunciato una crescita delle vendite del 12,2%, un picco dovuto in maniera integrale all’epidemia da coronavirus.
La crescita della vendita online durante l’epidemia
Se l’arrivo e la diffusione del coronavirus ha creato il panico tra i cittadini, che in poche settimane hanno lasciato vuoti i banchi frigo dei supermercati, la seconda fase dell’epidemia richiede soluzioni alternative. In molte zone è diventato rischioso e quasi impossibile uscire di casa, quindi l’unica opzione rimane fare la spesa online negli e-commerce specializzati.
Già nelle ultime due settimane le vendite online sono salite dell’82%, con sempre più italiani costretti a casa, oppure che preferiscono non rischiare un viaggio a vuoto per vedere un banco frigo senza nessun prodotto al suo interno. Largo dunque agli acquisti digitali, per ricevere a domicilio prodotti alimentari, detersivi, bevande e naturalmente anche articoli di elettronica, abbigliamento e altri tipi di beni non di prima necessità.
L’indotto dei supermercati della grande distribuzione
L’assalto ai supermercati nelle prime settimane del coronavirus, da un lato ha fatto registrare un picco nelle vendite all’interno del circuito della grande distribuzione, dall’altro sta comportando un drastico calo dei ricavi in questi giorni. Con la stabilizzazione della situazione, la vendite continueranno a rimanere basse per alcune settimane, a causa dell’elevato approvvigionamento accumulato dalle famiglie.
Questa condizione rischia di mettere a dura prova l’indotto della GDO, con tantissimi fornitori che potrebbero riscontrare problemi finanziari. Al momento sono allo studio diverse opzioni per gestire questo periodo di rischi, con accordi tra grandi catene di supermercati e aziende fornitrici di macchinari, strutture e prodotti per i centri della grande distribuzione.
Ad esempio imprese come 2001 Refrigerazione, specializzata nella produzione di impianti di refrigerazione industriale e commerciale, potranno contare su programmi di dilazione finanziaria, come il piano di UniCredit Factoring per la gestione dei pagamenti e l’anticipazione delle fatture da parte di negozi, supermercati e altre imprese in crisi per l’epidemia coronavirus.