Giano Bifronte
Curiosità

Giano Bifronte: storia dell’antica divinità

Nonostante la sua storia sia piuttosto antica, Giano Bifronte continua ad attirare l’attenzione su di sè.
Giano Bifronte è un’antica divinità risalente al tempo italico-romano. Si tratta di uno dei più antichi dei, che ha attirato l’attenzione di molti autori storici.

Viene rappresentato come una divinità bicefala, ovvero con due facce dall’aspetto simile e sorridente. Queste due facce dovrebbero rappresentare sia lo sguardo volto al futuro, che quello volto al passato. Proprio per questo motivo Giano compare in numerosi libri e documenti storici, perché rappresenta il tramite tra ciò che è accaduto e ciò che deve ancora accadere.

Giano bifronte: conoscere meglio la divinità

Giano è una divinità antica, risalente al periodo romano, onorato come un dio potente e saggio, come il più forte di tutti gli dei. Giano Bifronte, infatti, era il responsabile di tutto ciò che aveva un inizio e la fine, nonché il custode di ogni forma di mutamento. Si trattava di una divinità talmente potente da rappresentare l’evoluzione e la transizione da uno stato vitale ad un altro. Giano ha due facce, entrambe con un aspetto sereno, ma una delle due ha uno sguardo rivolto verso il passato, mentre l’altra ha lo sguardo volto al futuro. Rappresenta pertanto il lento svolgersi della vita, che transita dal passato al futuro, insegnandoci che al “domani” serve il “ieri”.
La divinità rappresenterebbe anche la stabilità, in quanto il momento che fa da tramite al futuro e al passato, quello che sta in mezzo ai due, che rappresenta la transizione da uno all’altro è proprio il “qui e ora”. Ci insegna, infatti, che anche il presente ha una grande importanza.

Giano Bifronte: la storia della divinità

Giano Bifronte era onorato come una delle divinità principali. Era infatti onnipresente nelle funzioni religiose romane, oltre che durante i giochi olimpici: in questi momenti venivano fatti gli elogi a Giano, ponendolo al primo posto nel momento delle preghiere.
Inoltre, veniva invocato nel momento della semina e del raccolto, per facilitarne l’atto, oppure negli eventi popolari, o durante gli scambi popolari.
A lui fu anche dedicato il primo mese dell’anno da Numa Pompilio, il secondo re di Roma. Gli dedicò proprio questo mese poiché era il primo a seguire il solstizio d’inverno.
Fu una scelta dal significato profondo e religioso, per sottolinearne ancora più la sua importanza.
Gli antichi latini, inoltre, lo identificavano come il sole e la luna.
Il suo tempio sorgeva sul colle del Gianocolo, e in tempodi guerra spalancava le porte per accogliere coloro che si sacrificavano nell’impresa militare.

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